IL PAPATO (La testimonianza nella storia)


IL PAPATO  (La testimonianza della storia) di Roberto Nisbet

«La storia del costituirsi e dell'evolversi della chiesa romana e dei suoi poteri primaziali è senza dubbio uno degli aspetti più sorprendenti nella storia del cristianesimo». Ex-sacerdote Ernesto Buonaiuti (nota1, le prossime saranno contrassegnate solo dal numero segiuto da un punto) .

1. Perché l'apostolo Pietro non può avere avuto dei successori?
Anche se accettassimo per buona l'affermazione che Gesù abbia voluto nominarsi un vicario, non è affatto detto nei Vangeli che Pietro, a sua volta, dovesse avere del successori.
1) Anzitutto perché gli apostoli erano tali in quanto testimoni oculari della resurrezione di Cristo (Atti 1 :21-22) e quindi non potevano avere dei successori. Come afferma un professore di seminario cattolico, «nella Scrittura è innegabile che Pietro stia al centro del collegio apostolico, ma la sua funzione finisce con la fine dei Dodici, i quali hanno la missione - non trasmissibile - di deporre dinanzi al mondo in favore di Gesù, delle cui gesta sono stati testimoni oculari» 2.

2) Inoltre l'idea di successori degli apostoli non sarebbe mai venuta alla mente della Chiesa primitiva, per il semplice fatto che i cristiani del primo secolo ritenevano imminente la fine del mondo.


3) E poi gli apostoli avevano ricevuto la loro vocazione dallo Spirito Santo (l Corinzi 12:28-29) per evangelizzare il mondo. I vescovi (detti anche «anziani» o «presbiteri ») erano eletti dalla comunità locale (Atti 14:23). Gli apostoli non potevano quindi avere dei successori nei vescovi. 

2. Ma non si dice che la chiesa romana abbia avuto Pietro come primo papa?
Una tradizione sufficientemente fondata ci parla del martirio di Pietro a Roma. Ma non esiste la minima prova circa un suo soggiorno prolungato in questa città.
Si aggiunga che fino alla seconda metà del secondo secolo, la chiesa di Roma non fu guidata da un solo vescovo, ma da un collegio di anziani o presbiteri, eletti dai fedeli, secondo l'uso generale della Chiesa cristiana primitiva. Così infatti leggiamo nel Pastore di Erma (circa anno 140): «Tu leggerai il libro a questa città (Roma) in presenza dei presbiteri che dirigono la chiesa»3.

3. Quali altri argomenti ci convincono pienamente che i papi non possono essere considerati vicari di Cristo?
1) Sempre accettando per buona l'idea che Gesù abbia voluto nominarsi una serie di centinaia di vicari, bisognerebbe dimostrare che ogni papa sia stato il legittimo successore del precedente. Ma vi sono stati lunghi periodi in cui c'erano due papi; ci sono stati dei Concili che hanno deposto i due papi per nominarne un terzo; vi sono stati dei periodi in cui non c'erano papi. «La lista dei papi rimane incerta in più d'un caso sino al 1417» 4.
Infatti il defunto Giovanni Roncalli ha assunto il nome di Giovanni XXIII. Questo papa (il primo Giovanni XXIII) pontificò dal 1411 al 1415, anno in cui venne deposto dal Concilio di Costanza, come «pubblico simoniaco e peccatore incorreggibile»; si può visitare la sua tomba nel Battistero di Firenze 5.
La catena del papato (la cosiddetta «successione apostolica») è lungi dall'essere storicamente accertata, ed è quindi comunque escluso che l'attuale papa sia il successore di S. Pietro.
2) Inoltre, se fosse vero che Gesù ha nominato Pietro suo vicario, a sua volta Pietro avrebbe dovuto nominarsi il suo successore, come fece Felice IV 6, e così via.
3) La chiesa romana sostiene che i papi succeduti a Pietro nel l secolo sono stati Lino, Cleto, Clemente, Evaristo. Orbene noi sappiamo che l'apostolo Giovanni, l'autore del Vangelo, ha vissuto sin quasi alla fine del l secolo. Così la Chiesa avrebbe nominato al vertice della sua gerarchia, al di sopra dell'apostolo Giovanni, testimone oculare di Gesù Cristo, dei papi infallibili, con maggiore autorità dell'apostolo «che Gesù amava» (Giovanni 13:23)!

4. Quali sono gli argomenti di natura morale che escludono che i papi siano stati vicari di Cristo?
Tra gli uomini che hanno personificato il papato ve ne sono stati alcuni grandi e degni; molti i mediocri, e se ne contano diversi che, per ampia ammissione degli storici cattolici, si sono macchiati dei più nefandi delitti: omicidio e immoralità, peculato, malversazione e concussione, simonia, condotta pagana.

Ecco quanto si ricava dalla testimonianza dei più famosi storici cattolici circa la condotta di ben quarantotto loro papi:


San Marcellino
(296) morì martire, ma durante la persecuzione di Diocleziano aveva rinnegato il cristianesimo  7.

San Liberio
(352). Di lui San Gerolamo dice che, insofferente delle pene dell'esilio, sottoscrisse all'eresia (ariana) e tornò vittorioso a Roma 8.

San Damaso
(366). Alla sua elezione si scatenò una furibonda rissa fra i suoi sostenitori e quelli di Ursinus. Ma il suo partito ebbe la meglio dopo essere venuto alle mani con gli oppositori nella chiesa di Ursinus, con morti e feriti 9.

San Zosimo
(417). Tributò i più grandi elogi all'eretico Pelagio e alla sua dottrina che, più o meno volentieri, fu poi costretto a condannare 10.

San Celestino
(422). Falsificò gli atti del Concilio di Nicea per dimostrare il suo diritto a giudicare in appello le cause ecclesiastiche 11.

San Silverio
(536), figlio del papa Sant'Ormisda, ebbe il pontificato per Imposizione del re del Goti 12.

Vigilio
(537) mandò il suo predecessore San Silverio In esilio nell'Isola Pandataria. «Stimolato dal solito pizzicore della suprema dignità» promise denaro al re Belisario perché gli assicurasse il papato. Fini per morire In Sicilia di male di pietra: «Questo fu il fine di Vigilio, morendo per giusto giudizio di Dio, consumato da una travagliosissima infermità; quegli che costretto aveva il suo santo predecessore Silverio a morire in un'isola; e avendo fatto strada con male arti al pontificato, fu sempre combattuto da immense tempeste»13.

Onorio I
(625). Scomunicato dal Concilio di Costantinopoli. La condanna venne firmata anche dai due legati del papa, e confermata da vari papi successivi, fra cui Leone II 14.

Bonifacio VI
(896). Ascese al trono pontificio con la forza e l'intrigo. Per la sua malvagità il papa Giovanni VIII lo aveva già due volte colpito di scomunica 15.

Stefano VI
(896). Figlio del sacerdote Giovanni, «ha bruttato la storia del papato con un fatto di barbarie inaudito» Fece riesumare la salma del suo predecessore Formoso, lo fece processare, tagliare le tre dita della mano destra con la quale benediceva, e il cadavere venne poi gettato nel Tevere. A sua volta Stefano VI venne poi cacciato in prigione e strozzato 16.

Cristoforo
(903). Fece morire In carcere il papa Leone V e fu a sua volta incarcerato dal suo successore Sergio III: «Avendo acquistato il pontificato con male arti, malamente lo perdé»17.

Sergio III
(904). Ebbe il pontificato con le armi del conte Alberigo di Spoleto. Schiavo di ogni vizio e l'uomo più scellerato che ci fosse al mondo 18.

Giovanni X
(914). Figlio bel papa Sergio III e di Marozia 19, venne eletto papa fra i 18 e i 22 anni. «Con la deposizione di questo papa per opera dell'imperatore, la Chiesa fu certamente liberata da un pontefice indegno»20.

Giovanni XV
(985). Figlio del prete Leone 21, odiato perché distribuiva al congiunti le cose sacre disprezzando l'onore di Dio e la dignità della sede romana 22.

Giovanni XVIII
(1004). Nel pontificato fu un grandissimo ladrone perché non l'aveva acquistato per la dritta via 23.

Giovanni XIX
(1024). Fratello del papa Benedetto, suo predecessore, era un laico e da laico si trasformò di colpo e a forza di denaro in pontefice 24.

Benedetto IX
(1033). Con questo giovane Indegno e ignorante, intruso di forza nella Chiesa, tornano i disordini del tempi peggiori. Pare che la sua nomina avvenisse quando egli aveva di poco superato i dodici anni. Certo non aveva raggiunto i venti. Uno del suoi successori nel pontificato, Vittore III, narra che Benedetto IX empié Roma di ruberie e di altri delitti e confessa di dover raccapricciare a dover dire quanto scellerata e laida fosse stata la sua vita. Fini per vendere il papato all'arciprete Graziano 25.

Gregorio VI
(1045) sborsò una buona somma al papa Benedetto IX perché gli vendesse il papato. Fu costretto ad abdicare sotto l'accusa di simonia 26.

Gregorio VIII
(1187) passando per Lucca fece aprire la tomba dell'antipapa Ottaviano, e gettar le ossa fuori della chiesa 27.

Innocenzo IV
(1243), oltre ad aver autorizzato l'uso generale della tortura contro gli eretici, approvò, nel 1246, un piano Ingegnoso per l'uccisione dell'imperatore Federico Il 28.

Nlcolò III
(1277) arricchì i suoi parenti con i beni della Chiesa 29.

Bonifacio VIII
(1294) [che, secondo il regnante pontefice, «ha esercitato il suo mandato apostolico secondo delle forme rivestite da autentica luce».30, desiderò talmente il pontificato, da non lasciare nessun inganno per conseguire il suo fine. Avido di denaro, cercava di procurarselo con ogni mezzo 31. Fece Imprigionare il papa Celestino V in una cella così stretta e malsana, che questi tosto morì 32.


Clemente VI
(1342). Per continuare le sue abitudini dl vita splendida e spendereccia, aveva bisogno di nuove fonti di denaro, e seppe trovarne. Quando gli veniva fatto osservare che i suoi predecessori non si sarebbero permesse tali cose, rispondeva: «I miei predecessori non seppero essere papi» 33.

Urbano VI
(1378). Mancava di mitezza e dl carità cristiana. Colla irrefrenata violenza del suo carattere, diede pretesti a gravi e giuste lamentele. scoppiata una congiura, fece crudele vendetta del cardinali ribelli, che vennero incarcerati, torturati e infine messi a morte. 34

Bonifacio IX
(1389). I mezzi da lui adoperati per empire le casse della camera apostolica hanno danneggiato gravemente il prestigio e la venerazione della suprema dignità ecclesiastica. Dense nubi sulla memoria di Bonifacio IX getta anche il suo nepotismo 35.

Gregorio XII
(1408). Il Concilio di Pisa del 1409 lo depose solennemente come eretico, scismatico e spergiuro 36.

Giovanni XXIII
(1410). Non poteva neanche lontanamente rispondere al doveri della sua carica. È sicuramente fondata l'accusa di immoralità contro questo papa. Ha messo al mondo un figlio e una figlia 37.

Martino V
(1417). Curò in misura amplissima I membri della sua famiglia. Uno sguardo ai possedimenti del Colonna fa vedere che, nel favorire i congiunti, Martino V sorpassò i limiti del lecito e che andò più avanti di quel che esigessero le cose 38.

Nicolò V
(1447). Di natura collerico 39. Quando nei 1450 scoppiò la peste «tutta la Curia prese la fuga come gli apostoli di Nostro Signore il Venerdì Santo». Ritiratosi nel castello di Fabriano promulgò un decreto in cui si comminava la scomunica a chi, proveniente da Roma, al fosse avvicinato a meno di sette miglia dalla sua residenza. 40.

Callisto III
(1455). Conferì al suoi parenti spagnoli le cariche più importanti e lucrose della Chiesa .41

Paolo Il
(1464). Le ombre oscure del suo carattere sono la sua gelosia, vanità ed eccessivo amore del fasto 42.

Sisto IV
(1471). Appena eletto, provvide a ricompensare l suoi sostenitori. Fra gli altri nominò cardinale il nipote Pietro Riario di 25 anni. Con somma sfrontatezza veniva gettato il disprezzo su ogni sentimento di pudore da quest'uomo, il quale s'aggirava per il suo palazzo in vestimenti ricchi d'oro, mentre la sua amante dal vertice alla pianta del piedi era seminata di perle genuine 43.

Innocenzo VIII
(1464), Ebbe due figli illegittimi, Teodorina e Franceschetto. Quest'ultimo era un uomo grossolano e senza ingegno, non aveva altro sentimento che pel denaro, il quale poi subito dissipava nel gioco e nei bagordi. Innocenzo VIII celebrò in Vaticano le sue nozze, offrì in onore degli sposi un banchetto e fece loro un regalo in gioielli del valore di 10.000 ducati 44.

Alessandro VI
(1492). Ebbe, prima e durante il suo pontificato, almeno nove figli. Estremamente deplorevole la condotta di questo pontefice nei rapporti col figlio Cesare, nominato vescovo e cardinale. Alla figlia Lucrezia, poco più che giovanetta, Alessandro VI lasciava in sua assenza la reggenza della Chiesa. 45

Giulio Il
(1503), impetuoso e collerico, intemperante, o piuttosto sregolato nel mangiare e nel bere. Moralmente non fu, in giovinezza almeno, incorrotto e forse a questo si deve attribuire una disonorevole malattia, che lo tormentò fino agli ultimi anni. 46

Leone X
(1513). Creato cardinale a 13 anni, non poteva rinunziare ai piaceri della caccia e del teatro nemmeno nei giorni più critici della storia della Chiesa. 47

Paolo III
(1534). Padre di quattro figli. Praticò un nepotismo fuori di misura. Per tutti gli atti di qualche importanza, per Concistori, udienze, viaggi, egli si faceva fissare dagli astrologi il momento favorevole. Nominò cardinale il nipote Alessandro Farnese, in età di 15 anni e il nipote Guido Ascanio Colonna, in età di 16 anni. 48

Giulio III
(1550). l frivoli e sconvenienti scherzi con cui condiva i suoi banchetti mettevano non di rado in imbarazzo i suoi familiari. Assisteva alle rappresentazioni teatrali con cui terminavano i suoi banchetti. Anche le donne venivano invitate in Vaticano. Usciva a caccia, giocava di grosse somme con cardinali amici e altri confidenti e manteneva molti buffoni a corte; non aveva neppure scrupolo alcuno di intervenire a rappresentazioni teatrali sconvenienti. 49

Paolo IV
(1555). Innalzò al cardinalato suo nipote Carlo Carafa, che non poté nemmeno ricevere l'ordinazione sacerdotale non sapendo il latino. Era un rozzo soldato la cui vita scandalosa e sregolata era nota al pontefice, ma questi con motu proprio lo assolse dal passati delitti. 50

Gregorio XIII
(1572). Prestava fede alle profezie degli astrologi 51. Conferì cariche altissime al figlio Giacomo, di cui fece celebrare le nozze con grande pompa 52. Nel 1580 diede il suo appoggio a un complotto mirante ad assassinare Elisabetta I d'Inghilterra, atto che lo storico cattolico F. X. Seppelt definisce «un triste errore e un grave traviamento».53

Paolo V
(1605). Nominò cardinale, a ventiquattro anni, suo nipote Scipione Caffarelli, e lo colmò di benefizi e di cariche che gli procurarono grandi ricchezze. Ricchezze e favori il papa elargì al fratelli, specialmente a Giovanni Battista. Sul figlio di costui concentrò tutto il suo affetto, conferendogli a diciannove anni il generalato della Chiesa.54

Gregorio XV
(1621). Il giorno dopo la sua Incoronazione nominò cardinale il nipote Ludovico, al quale affidò la direzione degli affari ecclesiastici e civili più importanti, dandogli l'occasione di accumulare immense ricchezze. 55

Urbano VIII
(1623). Arricchì enormemente la parentela. L'immenso arricchimento dei Barberini costituì per il pontificato di Urbano VIII la macchia più grande. 56

Innocenzo X
(1644). Ebbe come consigliera principale la cognata Olimpia Maidalchini. L'eccessiva influenza che l'astuta intrigante esercitò sul vecchio papa è purtroppo una realtà che danneggiò gravemente il suo prestigio. Essa compariva spesso in Vaticano e anche il papa le contraccambiava spesso la visita. Il figlio di Olimpia, Camillo, venne nominato cardinale. 57

Alessandro VII
(1655). Il nepotismo a cui Alessandro VII nell'ultimo periodo del suo pontificato pagò il tributo, proiettò la sua ombra anche sull'amministrazione della giustizia in Roma. Nominò cardinale il ventisettenne nipote Flavio. Alte cariche ebbe anche il nipote Mario, odiato dai Romani, perché abusava della sua posizione per arricchire se stesso. 58

Benedetto XIII
(1724). Nominò cardinale Nicolò Coscia, un uomo di sentimenti bassissimi che, con il consenso del papa, divenne onnipotente. Con cifre alla mano si dimostrò al papa che in soli tre mesi si era appropriato di 11.000 scudi, e il papa emanò un decreto per sancire quel furto. Solo alla morte del papa il Coscia poté essere processato per una serie di delitti e condannato a dieci anni di carcere.

Clemente XIV
(1769). Quando era di buon umore, i suoi Intimi potevano permettersi scherzi e burle quanto mai singolari di cui la voce pubblica esagerava la sguaiataggine in una maniera che non poteva non arrecare pregiudizio alla dignità del Capo della Chiesa. Un contemporaneo scrive che S.S. se ne va ogni giorno a trastullarsi nella Villa Patrizia a giocare alle boccette ed a fare mille ragazzate indegne di qualunque persona sessagenaria non che in un principe e in papa. Seguita poi raccontando che Clemente XIV non aveva fatto alcuna osservazione quando due servitori bastonarono il maestro di camera Potenziani perché non aveva provveduto a far rimuovere le ortiche dal giardino del Quirinale. 60

Pio VI
(1775). Creò cardinale suo nipote e nonostante la situazione precaria delle finanze pontificie elargì delle somme favolose al suoi parenti. Investi enormi capitali nel prosciugamento delle paludi, il cui vantaggio andò al nipote Luigi Braschl, al quale era stata concessa in enfiteusi, a condizioni quanto mai favorevoli, una parte dei terreni bonificati. 61

ERANO TUTTI COSTORO VICARI DI CRISTO?

  
5. Che cosa ci rispondono messi di fronte al comportamento di tanti papi?
Dicono che il papa "come Pastore che insegna, è infallibile; invece, come uomo, è soggetto a errare, ed ha il suo confessore; non è impeccabile. 62

6. È convincente questa spiegazione?
Neppure per sogno. Infatti il papa pretende di essere il vicario di Cristo durante tutto il suo pontificato e non solo quelle poche volte che parla «ex cathedra»:
« Il papa è vicario di Cristo, successore di Pietro, l'Unto del Signore, il Dio di Faraone, costituito intermedio fra Dio e l'uomo; inferiore a Dio, ma maggiore dell'uomo; ei giudica tutti e da nessuno è giudicato ». 63
Così si esprimeva Giovanni Lotario dei conti di Segni (Innocenzo III, 1198-1216), e il Concilio Vaticano I ha aggiunto: « AI di sopra del Romano Pontefice non vi è alcuna autorità: egli non può essere corretto da chicchessia, e a nessuno è lecito di portare su di lui il proprio giudizio ». 64

Quanto al Concilio Vaticano Il, ha ribadito:

«Questo religioso ossequio della volontà e dell'intelligenza lo si deve prestare, in modo particolare, al Magistero autentico del Romano Pontefice, anche quando non parla "ex cathedra" ».65E, pertanto, osserva giustamente un periodico cattolico:
«La proclamazione del dogma dell'infallibilità pontificia, nonostante i chiari limiti che il dogma stesso poneva all'infallibilità, ha portato come conseguenza che per larghissimi strati del clero pastorale e quindi del popolo cristiano, l'infallibilità pontificia non ha più limiti ».66

7. Ci sono stati dei papi riconosciuti come eretici?
Il caso del " papa eretico" e della sua deposizione fu uno degli argomenti più dibattuti dalla teologia medievale, Allora era per tutti pacifico che il papa potesse cadere in eresia, come era avvenuto a due di loro.
Il papa Liberio (352) aderì formalmente all'eresia ariana (che negava la divinità di Gesù Cristo), sottoscrivendo la professione di fede eretica del Concilio di Sermio e giungendo fino a scomunicare S. Atanasio, il famoso difensore della divinità di Gesù Cristo. Egli scrisse: «lo separo Atanasio dalla comunione mia e della chiesa romana, come pure dal mondo della cultura e della vita ecclesiastica»67. Per questa eresia il papa Liberio venne a sua volta scomunicato da Sant'Ilario: «lo ti scomunico. o Liberio, te e i tuoi compagni; io ti scomunico una seconda e una terza volta, o Liberio, il prevaricatore» 68. Anche San Gerolamo parla apertamente del papa Liberio come di un eretico 68 bis.
Quanto al papa Onorio I (625), è stato messo al bando della Chiesa per eresia dal sesto Concilio ecumenico nel 681 69. La condanna è stata confermata da vari papi successivi 69 bis. Il vescovo von Hefele, grande storico cattolico e uno dei periti del Concilio Vaticano I, ha dimostrato con abbondanza di argomenti che le dichiarazioni di Onorio sono da considerarsi «ex cathedra»70.

8. C'è un caso sicuro in cui un papa sia caduto in errore nel definire una questione di fede e abbia poi riconosciuto il proprio errore?
Sl, è il caso del Papa Vigilio (537-555) il quale, con una vera e propria dichiarazione « ex cathedra», definì conformi alla dottrina cattolica alcuni scritti denominati «Tre capitoli». 71
Sennonché, pochi giorni dopo, il quinto Concilio ecumenico (Costantinopolitano Il, anno 553) dichiarò solennemente che quegli stessi scritti dovevano essere considerati eretici.72
Allora il papa scrisse al patriarca di Costantinopoli riconoscendo il proprio errore, ammettendo di essere stato strumento di divisione nelle mani di Satana: « Ma ora Cristo ha allontanato ogni confusione dalla nostra mente ». E concludeva: « Pertanto ciò che ho fatto in difesa dei "Tre capitoli" viene annullato con la definizione del presente nostro scritto ». 73
La dottrina dell'infallibilità papale riceve dunque dalla storia la più clamorosa sconfitta.

9. Quale altra dottrina definita «ex cathedra «da un papa è poi stata abbandonata?
Bonifacio VIII (1294-1303), fondandosi sul passo di San Luca (22:38): «Ed essi [i discepoli] dissero: Signore, ecco qui due spade! Ma egli disse loro: Basta!», affermò solennemente nella Bolla «Unam Sanctam»:
Gli Evangeli ci insegnano che nella potestà della Chiesa vi sono due spade, cioè la spirituale e la temporale (Luca 22:38)... Ambedue i poteri, dunque, lo spirituale e Il temporale rientrano nella potestà della Chiesa. Quello deve essere esercitato dalla Chiesa, questo a favore della Chiesa 74. Sulla base di questa dottrina «delle due spade», Bonifacio VIII si arrogò il diritto di signoreggiare su re e principi. Uno storico cattolico così commenta:

Perché non dire chiaramente ciò che corrisponde alla verità?. La derivazione e la giustificazione della teoria delle due spade dal cap. 22 del Vangelo di Luca sono il più debole e inconsistente fondamento su cui siano mai state costruite teorie di potere, destinate a trasformare il vecchio cesaro-papismo nella papocrazia 75.

10. Come si è formato il papato?
Un cattolico olandese, professore di seminario, ha detto recentemente: «ll potere monarchico assoluto del papa è una pura acquisizione storica. Quando la capitale dell'impero romano fu trasferita da Roma a Bisanzio, il vescovo di Roma, scomparso l'imperatore, balzò in primo piano e si impose a tutte le altre chiese. Comunità d'origine apostolica, come Roma, erano anche Alessandria, Antiochia e Gerusalemme. Tra i vari patriarchi, quello romano eccelleva per onore perché nella sua città ci son le tombe di Pietro e Paolo. Ma presto egli passò, da questo primato di prestigio, al primato giuridico»76.
Così il papato, con la sua potenza militare e politica, con le sue smisurate ricchezze, con il suo sfarzo e il suo spirito di dominio, si è andato formando a poco a poco attraverso i secoli, adoperando abilmente ogni circostanza storica a suo vantaggio.

11. Quando è stata imposta la dottrina dell'infallibilità?
Non è ancora un secolo, dal Concilio Vaticano l nel 1870. Cinque giorni prima della proclamazione, 88 padri conciliari avevano dichiarato che la dottrina proposta non piaceva loro, e 70 avevano votato con riserva. Alla vigilia della votazione finale ben 155 vescovi lasciarono Roma in segno di protesta.
Il vescovo di Orleans, dichiarandosi contrario al nuovo dogma, esclamava:
Come! Proprio nel nostro secolo appare la necessità di discutere questa dottrina fondamentale! La Chiesa avrebbe vissuto per tanti secoli fondata su principi difettosi e incompleti 77.
Dopo la proclamazione, lo storico cattolico Ignazio von Dollinger, di fronte alla minaccia della scomunica, rispose:

Né come cristiano, né come teologo, né come storico, né come cittadino posso accettare il dogma dell'infallibilità 78.

Uno dei più insigni predicatori del tempo, il carmelitano Hyacinthe Loyson, scriveva:
lo elevo davanti al Santo Padre e davanti al Concilio la mia protesta di cristiano e di prete contro questa dottrina e queste pratiche che si dicono romane, ma che non sono cristiane, e che tendono a cambiare la costituzione della Chiesa, la sostanza e la forma del suo insegnamento, e perfino lo spirito della sua pietà79.

Il Loyson fu uno dei numerosi sacerdoti, professori di teologia e uomini di cultura che rifiutarono di accettare il nuovo dogma, furono scomunicati e costituirono il nucleo della chiesa vecchio-cattolica (o cattolica antica) tuttora esistente.


NOTE

1 E. BUONAIUTI, Storia del Cristianesimo, I, Milano, Dall'Oglio, 1942, p. 156.
2 Cit. da L. ROSADONI, I Cattolici olandesi, Torino, Gribaudi, 1968, i p.162.
3 Visione seconda, IV, 3; cit. da G. DIx, Le ministère dans l'Eglise ancienne, Neuchàtel-Parigi, Delachaux & Niestle, 1955, p. 109.
4 Enciclopedia cattolica, IX, p. 764.
5 Alcuni storici considerano il primo Giovanni XXIII come antipapa, ma nel Battistero di S. Giovanni, a Firenze, la sua tomba reca l'iscrizione: «Joannes quòdam Papa ».
6 Enciclopedia cattolica, voce: «Papa», p. 754.
7 SABA, Storia dei Papi, I, p. 60-62; PLATINA, Historia delle vite dei Sommi Pontefici, Venezia 1612, p. 53.
8 A. Du CHESNE, Histoire des papes, I, Parigi 1616, p. 151.
9 SABA, op. cit., I, p. 82. ..
10 L. DUCHESNE, Histoire ancienne de l'Eglise, III, Parigi 1911, f pp. 23i, 239. R
11  L. DUCHESNE, III, p. 256. :,1~
12 SABA, I, p. 180; PLATINA, p. 106.
13 BARONIO, I, p. 49; Il, p. 70; SABA, I, p. 440. 14 SABA, I, p. 246.
15 A. Du CHESNE, I, p. 899.
16 BARONIO, Il, p. 474; SABA, I, p. 440.
17 PLATINA, p. 209; BARONIO, pp. 907-908; A. Du CHESNE, I. p. 906.
18 BARONIO, p. 903; A. Du CHESNE, I. p. 906; SABA, I. p. 451.
19 BARONIO, p. 931.
20 SABA, I. p. 474; Enciclopedia cattolica, IX, p. 765.
21 SABA, I. p. 490.
22 PLATINA, p. 226.
23 PLATINA, p. 229.
24 BARONIO, p. 1024.
25 A. Du CHESNE, Il, p. 965; SABA, I. p. 514.
26 SABA, I. p. 518.
27 SABA, I. p. 633.
28 H. KUHNER, I tabù nella storia della Chiesa, Torino, Gribaudi, 1967, p. 46.
29 A. Du CHESNE, Il, p. 1357.
30 Paolo VI. Discorso ad Anagni. Vedi: «Docum. Cathol. ».del 18 settembre 1966.
31 PLATINA, p. 347.
32 BARONIO, p. 1295.
33 L. VON PASTOR, Storia dei papi, I. pp. 85, 87.
34 L. VON PASTOR, I. pp. 114, 120, 129.
35 L. VON PASTOR, I. p. 152.
36 Enciclopedia cattolica.
37 L. VON PASTOR, I. p. 177.
38 L. VON P ASTOR, I. p. 209.
39 PLATINA, p. 452.
40 L. VON PASTOR, I. p. 391.
41 L. VON PASTOR, I. p. 684.
42 L. VON PASTOR, Il, pp. 286, 288, 422.
43 L. VON P ASTOR, Il, p. 460.
44 L. VON PASTOR, Il, p. 197.
45 R. VERARDO, o. P., Il volto del Protestantesimo europeo, Torino Ed. Lice, 1961, p. 326.
46 Enciclopedia cattolica.
47 R. VERARDO, op. cit., p. 327.
48 L. VON PASTOR, V, pp. 15, 22, 26.
49 L. VON PASTOR, VI. pp. 37, 46, 47.
50 L. VON  PASTOR, VI. p. 359.
51 A. Du CHESNE, Il, p. 1741.
52 L. VON PASTOR, IX, pp. 26 ss.
53 H. KUHNER, Op. cit., p. 46.
54 L. VON PASTOR, XII, pp. 44 ss.
55 L. VON PASTOR, XIII, p. 45.
56 L. VON PASTOR, XIII, p. 899.
57 L. VON PASTOR, XIV, p. 37.
58 L. VON PASTOR, XIV, p. 300.
59 L. VON PASTOR, XIII, p. 673.
60 L. VON PASTOR, XVI, parte II, p. 81.
61 L. VON PASTOR, XVI, parte III, pp. 29 88.
62 G. PERARDI, Nuovo manuale del catechista, Torino, Ed. Lice, 1948, p. 209.
63 Innocenzo III, cit. da H. LABANCA, Il papato, Torino, F.lli Bocca, 1905, p. 205.
64 Cost. Dogm. c Pastor aeternus o, cap. III.
65 Cost. Dogm. sulla Chiesa, cap. 111, § 25.
66 Nell'attesa del Concilio, in: «Il Gallo », Genova, giugno 1960.
67 «Sciatis his litteris... supradictum Athanasium alienum esse a communione mea sive Ecclesiae romanae et a consortio litterarum et ecclesiasticarum»(Epistola «Studens paci «ai vescovi orientali, del 857); (vedi: DENZINGER, Enchiridion Symbolorum, 138 [ed. XXXII], p. 59).
68 «Sanctus Hilarius illi anathema dicit: "anathema tibi a me dictum, Liberi, et sociis tuis. Iterum tibi anathema et tertio, praevaricator Liberi" «(Epistola «Pro deifico », del 357); (vedi: DENZINGER, op. cit., 141, p. 62).
68-bis «Liberio, vinto dal tedio dell'esilio, approvò l'infame eresia e rientrò a Roma quasi da vincitore «(Chronic. a. 349); cit. da F. SALVONI, op. cit., p. 208.
69 «Ed insieme a costoro [i sostenitori dell'eresia monotelita] abbiamo deciso che sia parimenti espulso dalla Santa' e Cattolica Chiesa di Dio e anatemizzato anche Onorio, che fu papa dell'antica Roma, poiché in una lettera a Sergio noi abbiamo scoperto che ha aderito in tutto e per tutto alle sue idee ed ha approvato le sue empie dottrine «(Atti del Concilio Costantinopolitano 111, sess. III del 28 marzo 681). (Vedi: DENZINGER, op. cit., 552 [XXXII ediz.] p. 185).
69-bis Papa Leone Il (682) ha scritto: «Noi anatemizziamo gli inventori del nuovo errore... ed anche Onorio, il quale non fece risplendere questa chiesa apostolica [Roma] con l'insegnamento della tradizione apostolica, ma con il suo empio tradimento tentò di sovvertire la fede immacolata «(Hanc apostolicam sedem non apostolicae traditionis doctrina illustravit, sed profana proditione immaculatam fidem subvertere conatus est). Vedi MANSI, XI, 726 ss.; MIGNE, PL, XCVI, 399; cit. da: Hasting's Encycl. of Religion and Ethics, voce: «Monothelitism «
70 C. l. VON HEFELE, Conciliengeschichte, III/2, 1877, p. 177 (opera pubblicata nel 1877, sette anni dopo il Concilio Vaticano l!). Cit. da H. KUNG, Strutture della Chiesa, Torino, BorIa, 1965, p. 248.
71 Constitutum «Inter innumeras sollicitudines»sui «Tre Capitoli»all'Imperatore Giustiniano (vedi: MANSI, IX, pp. 97 ss.; MIGNE, PL, LXIX, 104). L'atto porta le firme di Vigilio, di 16 vescovi e di 3 diaconi.
72 Decreti del Concilio Costantinopolitano II: «Sententia adversus tria Capitula «Vedi: Conciliorum oecumenicorum Decreta, a cura di Alberigo, Ioannou etc., Roma, Herder, 1962, p. 89.
73 Epistola ad Eutichio, Patriarca di Costantinopoli, dell'8 dicembre 553. Vedi: MANSI, IX, 414. Quest'ultima decisione fu poi con. fermata con un secondo. Constitutum ..
74 Bonifacio VIII, Bolla. Unam Sanctam .del 18 novembre 1302, vedi: DENZINGER, Enchiridion, 873 (XXXII ediz.).
75 H. KUHNER, 1 tabù nella storia della Chiesa, Torino, Gribaudi, 1967, p. 54.
76 Cit. da L. ROSADONI, 1 cattolici olandesi, Torino, Gribaudi, 1968, p. 161.
77 .Lettre de Monseigneur l'Eveque d'Orleans au Clerge de son diocèse ..Cit. da POMPONIO LETO, Otto mesi a Roma durante il Concilio Vaticano, Firenze, Ed. Le Monnier, 1873, p. 412.
78 Cit. da Encyclopaedia Britannica, VII, p. 508 (voce: Dollinger).79 H. LOySON, Mon Testament, 1893, p. 42.
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