LA LEGGENDA DEL CARCERE MAMERTINO


Come tutti sanno la pena detentiva era sconosciuta al diritto romano, pertanto tale carcere era prettamente un luogo dove si conduceva chi doveva essere starngolato o decapitato, non certo comuni condannati “ad bestias” nei circhi. L’ambiente è relativamente angusto e collegato ad un piano sottostante attraverso una botola. L’attuale scala che collega i due piani è tardo medioevale.

È noto che in questo “buco” vennero gettati i cadaveri di prigionieri “illustri” 

come
Vercingetorige e Giugurta, strangolati dopo aver sfilato in catene nel trionfo e che anche alcuni cittadini romani come Caio Gracco e, successivamente, i Catilinari vi subirono la stessa sciagurata sorte.

Un luogo dove il gruppo numeroso dei cristiani, che dovevano essere nella peggiore delle ipotesi, alcune centinaia non aveva motivo giuridico di soggiornare, né ci sarebbe entrato fisicamente. Comunque, anche se così fosse stato, nessuno di essi avrebbe mai avuto accesso al piano inferiore, in cui si cadeva, ma da cui non si poteva risalire.

Tacito ci racconta che Nerone offrì lo spettacolo del supplizio dei cristiani “nei propri giardini e celebrava giochi nel Circo”. Possiamo a ragione supporre che i gruppi di Cristiani venissero rinchiusi, in attesa della fine, nei sotterranei del circo stesso. Ovviamente non sapremo mai se si trattasse del Circo Massimo o del circo privato che Seneca e Burro avevano fatto costruire per Nerone alle pendici del colle Vaticano.

Ma la seconda ipotesi è meno probabile, in quanto più che di un circo con infrastrutture e tribune si trattava di uno “spazio recintato”, giacché il suo scopo era proprio quello di impedire che Nerone si esibisse in pubblico alla guida dei suoi cavalli.
Come tutti sanno la pena detentiva era sconosciuta al diritto romano, pertanto tale carcere era prettamente un luogo dove si conduceva chi doveva essere starngolato o decapitato, non certo comuni condannati “ad bestias” nei circhi. L’ambiente è relativamente angusto e collegato ad un piano sottostante attraverso una botola. L’attuale scala che collega i due piani è tardo medioevale.

È noto che in questo “buco” vennero gettati i cadaveri di prigionieri “illustri” come Vercingetorige e Giugurta, strangolati dopo aver sfilato in catene nel trionfo e che anche alcuni cittadini romani come Caio Gracco e, successivamente, i Catilinari vi subirono la stessa sciagurata sorte.

Un luogo dove il gruppo numeroso dei cristiani, che dovevano essere nella peggiore delle ipotesi, alcune centinaia non aveva motivo giuridico di soggiornare, né ci sarebbe entrato fisicamente. Comunque, anche se così fosse stato, nessuno di essi avrebbe mai avuto accesso al piano inferiore, in cui si cadeva, ma da cui non si poteva risalire.

Tacito ci racconta che Nerone offrì lo spettacolo del supplizio dei cristiani “nei propri giardini e celebrava giochi nel Circo”. Possiamo a ragione supporre che i gruppi di Cristiani venissero rinchiusi, in attesa della fine, nei sotterranei del circo stesso. Ovviamente non sapremo mai se si trattasse del Circo Massimo o del circo privato che Seneca e Burro avevano fatto costruire per Nerone alle pendici del colle Vaticano.

Ma la seconda ipotesi è meno probabile, in quanto più che di un circo con infrastrutture e tribune si trattava di uno “spazio recintato”, giacché il suo scopo era proprio quello di impedire che Nerone si esibisse in pubblico alla guida dei suoi cavalli.


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